Alta cucina in un ambiente tranquillo e informale.
Nato da un'idea e dall'entusiasmo dello chef Francesco Germani, questo piccolo ristorante in zona Pagano a Milano, vi accoglie per coccolarvi con le sue delizie. Personale gentile e preparato.
A pranzo potete provare piatti da chef a prezzi normali.
A cena non sono ancora andato, ma spero di farlo al più presto.
Buon appetito
davide giuseppe sabadini
+4
Un'esperienza deliziosa, assolutamente consigliato per chi desidera provare abbinamenti nuovi, non lasciati al caso, all'interno di un contesto minimal ma non per questo scontato. Piatti unici, originali e soprattutto studiati, accompagnati da una professionalità molto cordiale da parte dello staff. Prezzi medio alti ma il rapporto qualità prezzo assolutamente giusto visto l'alta qualità delle portate.
Non il massimo dei voti per le piccole quantità dei piatti. Si potrebbe uscire avendo ancora fame.
Nota di merito: caffè e dolci da accompagnamento offerti dalla casa.
Da provare.
Ambiente elegante, forse un pò troppo da Milano “bene”, ma la realtà è diversa perché l’atteggiamento del padrone di casa e l’ottimo servizio del personale di sala lo rende un locale onesto, non da “fighetti”, dove si vuole che il protagonista unico sia il cibo. Due sale ben arredate di un palazzo antico dai soffitti molto alti creano qui la giusta atmosfera potendo chiacchierare senza correre il rischio di disturbare i vicini. I tavoli non sono troppo vicini e si vocifera di un giardino estivo che rappresenta obiettivamente un plus per un ristorante nel centro di Milano.
Non mi piace particolarmente la luce, troppo fioca perché è meglio poter vedere bene quello che arriva nel piatto e che mangiamo, i colori del cibo e riconoscere gli ingredienti non solo in bocca ma anche con la vista. Però si sta bene qui e il servizio è più che buono.
Dopo un ottimo prosecco per preparare la bocca con la giusta salivazione ordiniamo i piatti che vengono anticipati da un paio di pre-antipasti di cui ricordo in particolare una parmigiana di melanzane rivisitata servita in un bicchierino e da mangiare con il cucchiaino, che mi è piaciuta assai.
Come antipasto scegliamo Fassone VS Chianina, una tartare di Fassone con creme bruleè di cipolla rossa e trevisana e un Carpaccio celtico di Chianina Marco D’oggiono, due tipi di carne cruda: quest’ultima preparata a tartare mentre la prima a carpaccio. Di sfida vera e propria si tratta a giudicare anche dal nome, ma chi ha vinto non lo so. Primo posto ex equo!
Proseguo con il risotto con speck d'anatra affumicato, zucca e spinacino mantecato con burro al rosmarino, un piatto senza dubbio interessante, ma la porzione è forse fin troppo abbondante e l’accostamento dei gusti un pò spinto: mi spiego: il petto d’anitra ok era evidente ma poi l’accostamento dei gusti mi è sembrato se non proprio forzato un pò al limite dell’affollamento, tutto comunque fatto bene, con cottura a puntino.
Assaggiamo anche i totanetti ripieni su fagioli all’ uccelletto in cestino di pasta kadaifi, che mi sono parsi più che buoni.
Per secondo decido di avventurarmi in un’esperienza difficile: Piccione in salsa di mirtilli su riso al salto: premetto che non è un piatto da tutti i giorni ma io che adoro il piccione, come nella “sopa coada” trevigiana e in altre celebri ricette, non ho potuto fare a meno di assaggiare anche questo. Che dire: sinceramente troppo minimalista il piatto, sia pur completato da un ottimo riso al salto. Il gusto complessivo è da promozione ma non l’esperienza, che mi ha lasciato un pò così, essendo le polpette vere e proprie un pò scarse.
Ho avuto poi modo di assaggiare il dolce, un tortino al cioccolato bianco veramente ottimo.
Abbiamo bevuto un super Gattinara di Franchino Mauro, un vino non per tutti i palati, un pò come un portiere poco appariscente ma efficace.
A dispetto dell’ambiente e del bagno - quando vi trovate gli asciugamanini di cotone vuol dire che di solito il conto è salato - abbiamo pagato 55 € a testa che mi sembra onesto nel complesso. Resta il ricordo di una bella serata e di una positiva esperienza eno-gastronomica.
Federico Smanio
31 marzo 2012
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